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Rileggere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla luce dell'Agenda 2030

15-03-2021 18:33

Redazione

Approfondimenti,

Rileggere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla luce dell'Agenda 2030

L'interessante riflessione dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha sviluppato una riflessione molto interessante sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di indirizzare al meglio le risorse nell'ottica dello sviluppo sostenibile, alla luce dei 17 Obiettivi e dei 169 Target dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. 

 

L’Agenda ONU 2030 definisce di fatto i principi, gli Obiettivi e le norme che regolano i piani nazionali di ripresa e resilienza nell’ambito del Programma Next Generation EU. Il Regolamento UE, definitivamente approvato il 10 febbraio 2021, indica le norme del dispositivo per la ripresa e la resilienza e rinvia esplicitamente sia agli Obiettivi di sviluppo sostenibile come suo scopo sia a strumenti della politica UE, quali il Semestre europeo e il pilastro europeo dei diritti sociali che, a loro volta, sono incardinati nello stesso quadro degli SDGs. Dello stesso Regolamento fanno parte anche gli obiettivi del Green Deal europeo, definito come “strategia di crescita dell’Europa”, programma attuativo dell’Accordo di Parigi sul clima e per affrontare il “dramma” della perdita di biodiversità.

 

Ancora una volta abbiamo emerge la lungimiranza dell’Agenda 2030 e dei suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, con il suo approccio universale e la capacità unica di incanalare su binari costruttivi il dialogo per la costruzione di un futuro di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Emerge in tutta evidenza come la necessità di una visione integrata del futuro, da elaborarsi con l’apporto della società civile, sia oggi più che mai urgente e inderogabile.

 

Nel suo discorso programmatico alle Camere, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ripreso diversi temi chiave dell’Agenda 2030 tra cui parità di genere, divario generazionale, scuola, crisi climatica, sfida ambientale, lotta alle disuguaglianze, attenzione ai diritti civili. Con questo documento l’ASviS si connette con l’indirizzo politico e conferma con sempre maggiore convinzione il suo impegno al servizio del Paese e dell’Europa, con lo scopo ultimo della salvaguardia dell’umanità e del Pianeta.

 

L’analisi di Asvis evidenzia alcune criticità generali nella lettura del PNRR, con impatto su tutte le Missioni e relative misure, legate alla mancata definizione dello stesso Piano nell’ambito di un più ampio Programma Nazionale di Riforma nel quadro dell’Agenda 2030, come previsto anche dal Semestre europeo. L’assenza dell’indicazione di traguardi (qualitativi), di obiettivi (quantitativi) e dei tempi d’esecuzione, considerando in particolare che il termine entro cui conseguire gli obiettivi del Piano è fissato al 31 agosto 2026, è stata valutata come criticità che ha reso difficile una valutazione di efficacia e concretezza per buona parte delle misure previste. Altre criticità generali riguardano la mancanza di un’indicazione esaustiva delle riforme necessarie con ordine di priorità e richiamo sistematico alle raccomandazioni del Semestre europeo 2019 e 2020, il non evidente allineamento con i nuovi target climatici europei, l’assenza e/o il mancato sviluppo di obiettivi fondamentali come la giusta transizione, il Piano per la garanzia giovani, l’Agenda europea delle competenze, il mancato sviluppo di temi fondamentali come la perdita di biodiversità, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione dell’inquinamento. Oltre, ancora, alla verifica e alla dimostrazione del rispetto dei Principi di coerenza delle politiche, del non nuocere all’ambiente, dell’adeguato perseguimento dei 20 punti del pilastro europeo dei diritti sociali. E, come sintesi finale, l’assenza di una valutazione complessiva dei risultati attesi in termini di sostenibilità e impatto duraturo nel tempo delle scelte del PNRR, di coesione sociale e riduzione delle disuguaglianze.

 

L’ASviS indica l’opportunità di adottare gli SDGs come strumento di valutazione del PNRR nei suoi strumenti di governance verticale e orizzontale, nel monitoraggio e nella verifica dei risultati, in piena conformità anche a quanto previsto dal Semestre europeo. Incorporare Target e SDGs non è solo utile ai fini dello sviluppo sostenibile ma rappresenta un valore aggiunto per la qualità e l’efficacia del PNRR, poiché rafforza la tenuta dell’insieme degli interventi, accresce il grado di coerenza e migliora l’orientamento ai risultati. Rappresenta di fatto il quadro di sistema che consente di armonizzare le strategie, combinare le risorse, allineare gli interventi, assicurando efficienza ed efficacia delle misure e sinergie di sistema. Lo stesso Regolamento UE e le relative Linee guida per i PNRR chiedono la dimostrazione della complementarietà e coerenza tra il Piano e tutte le altre politiche. Gli SDGs rappresentano il linguaggio comune e lo strumento di supporto per la verifica e dimostrazione di coerenza.

 

Nel PNRR mancano una visione strategica e dei progetti in grado di rispondere alle sfide climatiche con il livello di ambizione richiesto dall’Accordo di Parigi e con, almeno, i nuovi target europei. Sono assenti i temi fondamentali della tutela e ricostituzione del capitale naturale italiano, della biodiversità e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. È necessaria, dunque, la piena coerenza con tutti gli obiettivi del Green Deal europeo. Mancano inoltre misure che indichino obiettivi concreti e misurabili per l’implementazione del sistema delle Aree Protette e i progetti di ripristino degli ecosistemi naturali, la tutela delle risorse idriche e iniziative concrete in difesa del mare e di protezione dall’inquinamento. Manca una concreta attenzione allo sviluppo delle indispensabili conoscenze scientifiche per affrontare le sfide ambientali e al nesso con l’interesse primario di proteggere prosperità economica, benessere e sicurezza sociale.

 

È necessario proiettarsi al 2030 seguendo le indicazioni della nuova Strategia europea per la biodiversità. Come richiesto dal Parlamento europeo a gennaio 2020 e rilanciato dall’ASviS, è necessario il ripristino degli ecosistemi degradati al 2030 in una misura almeno del 30%, per dare concretezza all’obiettivo di “progredire verso un modello di crescita rigenerativa che restituisce al Pianeta più di quanto prende”, recentemente proposto dalla Commissione europea. Su questo punto, bisogna osservare che i finanziamenti per il rimboschimento non sono estesi oltre le città metropolitane. 

 

Per quanto riguarda le azioni per il clima, nel complesso sembra che siano privilegiati i vecchi progetti, destinando fondi insufficienti alla transizione. Questo è particolarmente evidente per le fonti di energia rinnovabili, ormai in stasi da cinque anni, e per le emissioni climalteranti, per le quali il Piano non sembra in grado di indirizzare investimenti adeguati verso la decarbonizzazione di industria, edilizia e trasporti. Sono positive le misure per incentivi in tema di mobilità elettrica ma è comunque evidente l’assenza di un piano generale per i trasporti e la logistica di riferimento per pianificare la mobilità sostenibile e la decarbonizzazione del settore dei trasporti, così come è evidente l’assenza di un piano di riferimento per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, e come risulti sottofinanziato il trasporto rapido di massa nelle città. Per le filiere agroalimentari, nonostante la Legge di Bilancio stanzi risorse importanti, le misure rispondono soprattutto a una logica sussidiaria senza espliciti riferimenti alla sostenibilità. Per quanto riguarda il PNRR, si valuta positivamente l’attenzione verso gli aspetti di tutela e valorizzazione del territorio e delle specificità locali in un’ottica di ripresa sistemica, nonché il ricorso a partenariati di Ricerca e Sviluppo e il riconoscimento del ruolo dell’innovazione. Potrebbero essere meglio tarati rispetto al settore agroalimentare gli interventi previsti in ambito di digitalizzazione, innovazione e competitività del settore produttivo. Per entrambi i provvedimenti, sarebbe necessario un allineamento agli obiettivi della Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, e un maggiore ancoraggio alla richiesta della neutralità climatica posta a livello europeo, per una piena integrazione nel Pilastro 1 sulla transizione verde. 

 

Per quanto riguarda il tema della crescita economica e del lavoro dignitoso, si possono individuare sia nel PNRR che nella Legge di Bilancio numerosi interventi apprezzabili, sebbene insufficienti per portare a termine il cambiamento necessario. Servirebbe soprattutto l’adozione di riforme organiche, di largo respiro, anche temporale, per riportare il Paese in una condizione di sostenibilità economica e sociale e di imboccare una ripresa decisa e resiliente. È soprattutto indispensabile che le politiche occupazionali rispondano alle opportunità e alle sfide della transizione verde e digitale e che siano correlate all’Agenda europea per le competenze. Nel PNRR non sembra essere presente un piano organico e coerente per affrontare la povertà e le disuguaglianze, specie di genere, in tutte le loro dimensioni; mancano misure che aumentino la resilienza del nostro Paese per affrontare shock futuri; gli interventi di ampio respiro non sono tarati per soddisfare gli Obiettivi al 2030 e questo rappresenterebbe un’occasione persa. Inoltre, le risorse allocate sono spesso inadeguate agli obiettivi fissati. 

Risultano poco adeguati gli interventi nell’ambito delle politiche abitative pubbliche e delle periferie. Occorre uno sguardo lungo e un’azione decisa a favore di una riforma organica del welfare, che superi l’attuale frammentazione degli strumenti esistenti e la logica dei bonus, assicurando l’universalità delle misure di protezione sociale e differenziando in base alle diverse e specifiche esigenze. 

 

Sul tema della Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, non si rilevano particolari impegni innovativi rispetto al potenziamento dei servizi più carenti, a un approccio sindemico che tenga conto dell’interazione tra malattie e contesto di vita, all’attenzione nei confronti delle fasce di popolazione più fragili e vulnerabili e alla messa in campo di misure di riequilibrio in tema di determinanti sociali. 

Vi sono, invece, interventi incoraggianti per quanto riguarda il contrasto alla violenza di genere e le discriminazioni, la maggiore efficienza dell’amministrazione giudiziaria, il miglioramento delle condizioni di detenzione per soggetti fragili, la previsione di risorse aggiuntive per la rigenerazione dei beni confiscati e per i Comuni, i cui organi sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. Le misure in tema di contrasto a odio e reati online sono deboli e il tema della tracciabilità dei ristori alle imprese è poco presidiato, anche per quanto riguarda il contrasto al reato di usura. Sono previsti stanziamenti per difesa e armamenti, contrariamente al Principio di pace, centrale nel Goal 16 dell’Agenda. Inoltre, si prefigura un lieve aumento delle risorse destinate alle politiche di cooperazione allo sviluppo, che tuttavia non permette all’Italia di raggiungere gli obiettivi assunti a livello internazionale. Ingente la quota di fondi assegnata ancora al Ministero degli Interni per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza emerge invece l’assenza di un orizzonte internazionale e la mancata allocazione di risorse per la cooperazione internazionale. 

 

Per l’istruzione la Legge di Bilancio ha stanziato 3,5 miliardi di euro su tre anni, mentre il PNRR prevede 23 miliardi di euro da destinare al risanamento strutturale degli edifici scolastici, al potenziamento dei servizi per la prima infanzia, al sostegno del diritto allo studio. Sono interventi che contribuiranno a contenere i divari educativi e le disuguaglianze socioeconomiche. 

Bisogna rimarcare l’assenza di misure sufficientemente incisive per favorire l’occupazione giovanile, in particolare delle donne e al Sud, per implementare Garanzia giovani, l’Agenda europea delle competenze e il Piano d’azione per l’istruzione digitale. Sarebbe fondamentale la creazione di un pilastro nel PNRR interamente dedicato alle politiche giovanili. Servirebbero, maggiori investimenti nell’istruzione, ricerca e inserimento nel mondo del lavoro, incentivando azioni concrete a favore dell’imprenditorialità femminile.

 

Indubbiamente, dall’inizio della pandemia è cresciuta la sensibilità degli italiani per i temi dello sviluppo sostenibile, ma tale sensibilità appare ancora come un fenomeno di nicchia, escludendo i gruppi socioeconomici più fragili, che sono i meno favorevoli a politiche sostenibili, con un arretramento generale riconducibile alla crisi causata dalla pandemia, nella quale la sostenibilità, da alcuni, viene percepita come un lusso da posticipare alla fine della crisi in corso. 

L’attenzione primaria dei decisori politici deve orientarsi al coinvolgimento di tutti i cittadini, con opzioni convincenti sulla indispensabilità della sostenibilità come l’unica strada sicura per intraprendere la ripresa e perché la ripresa sia inclusiva.