Nel cuore della Prossimità nessuno resti solo.
La domanda che mi pongo spesso è se davvero sono capace di "stare con i poveri", non per fare loro del bene, ma per camminare insieme. Nella logica della prossimità , il povero è il termine di paragone con cui ti confronti. Se esiste il povero, quel povero in cui ti imbatti camminando per la strada, se quel povero non sei tu, vuol dire che c’è qualcosa che non va nel modo in cui sono distribuite le ricchezze sulla terra.
Siamo tutti dentro il perverso meccanismo secondo il quale la vita di una persona va "pesata" ed in base al "peso" ha un valore diverso. L’antidoto alla solitudine è la Prossimità , perché la prossimità costringe alla relazione, con la prossimità nessuno è più solo.
Comunque la mettiamo, non guardiamo più negli occhi nessuno, ma ci arroghiamo il diritto di indicare l’altro come diverso e quindi inferiore. L’indifferenza coinvolge il concetto di libertà , poiché nella condizione di disinteresse viene a mancare la volontà che decide la scelta. Quando scegli di guardare il povero, ti entra nel cuore e non ti lascia più. Se solo provi ad accogliere, ascoltare, accompagnare, senti finalmente il suo cuore colmo di tristezza, solitudine, esclusione.
Torna così al cuore della prossimità la relazione.
Torna quel mettere la persona al centro, tornano le tre indispensabili e complementari AAA: accoglienza, ascolto, accompagnamento. Se agiamo concretamente e con sincerità e professionalità la relazione, scopriamo che quel povero che ho di fronte ha sentimenti e passioni molto simili alle mie, ha desideri e speranze come le mie. E non aspettarti gratitudine - ne riparlerò ancora - perché la tua ricompensa è già nel fatto che hai la possibilità di renderti utile a qualcuno.