Rossella Cutaia, collega da molti anni che da subito ha profuso energie nella Prossimità, ha scritto sul suo profilo facebook questa bella e intensa riflessione sul tempo che viviamo, rafforzando ancora una volta il convincimeneto che oggi più di ieri abbiamo bisogno di Prossimità.
"La prima volta sei impreparato, la seconda volta conosci e speri. Il nostro 2020 è segnato da turbamenti che hanno sconvolto e coinvolto ognuno di noi, nonostante abbiamo ignorato ed ignoriamo ancora il cambiamento economico, psicologico e sociale che il Covid ha generato. Alcune relazioni sono diventate #stabili in un momento di profonda instabilità. Ricongiungersi, abbracciarsi, guardarsi negli occhi hanno vestito di certezza alcuni rapporti di cui ignoravamo il valore, o semplicemente valore che davamo per scontato .
Molte altre relazioni sono state sopravvalutate, si sono costruiti ponti e meccanismi che ci hanno uniti ad alcuni piuttosto che ad altri, forse per affinità o quasi probabilmente per #connessioni.
Se da una parte attraverso le condivisioni di un mondo reinventato abbiamo messo nelle mani dell’altro tanta finta normalità mista quella spaventosa solitudine con attaccamento a nuove abitudini e interessanti nuove passioni, dall'altro c’è chi ha fatto di ogni incontro, reale o virtuale, un prezioso momento di scambio e reciprocità senza sprofondare nell’indifferenza.
Se il rapporto con gli altri è cambiato non possiamo non mettere al centro dell’attenzione un altro importante cambiamento, l’approccio con il nostro lavoro, con l’ambiente e con il denaro.
Ci siamo scoperti tutti indispensabili nelle decine e decine di call che abbiamo affrontato, abbiamo programmato infiniti incontri con l’altro, abbiamo preso conoscenza del lavoro dei nostri colleghi e molti hanno scoperto cosa significa accendere un pc da casa, portare a casa la responsabilità di un progetto comune e condividerlo, spesso a discapito del tempo che togliamo ai nostri affetti, con la propria famiglia. A mio avviso per tutti coloro che da sempre lasciavano il proprio lavoro fuori dalla porta di casa è una grande rivoluzione culturale!
Anche il rapporto con il denaro è cambiato, alcuni si sono ritrovati a navigare, per necessità o per noia o per disperazione, su tanti siti di e-commerce, altri hanno dovuto fare i conti con quello che iniziava a mancare e, anche li… con parsimonia, tante di quelle cose che già i nostri nonni ci avevano lasciato in eredità in tempi non sospetti, fortemente ignorate, sono diventate oggetto di gratificazione, soddisfazione e per alcuni addirittura sfida! (penso al pane fatto in casa!).
E quante volte abbiamo alzato gli occhi al cielo! Troppe! In questi mesi ho sempre tenuto a mente una delle dodici le regole per il cristiano secondo Papa Francesco: Non lamentarsi «Un cristiano che continuamente si lamenta tralascia di essere un buon cristiano: è il signore o la signora lamentela, no? Il silenzio nel sopportare, il silenzio nella pazienza.
Quanta pazienza abbiamo sperimentato? Quanta normalità con pazienza nel tempo del Covid è diventata impresa? A quanta ma soprattutto a quale viva pazienza ci siamo affidati? Passo dopo passo abbiamo percorso strade sconosciute, ignorate, strade che portano dalla mia casa alla tua casa, chiedo perdono, è vero, le avevo ignorate. Passando dalla mia casa alla tua casa ho goduto di tramonti nuovi, mai uguali, sono stati fonte di ispirazione e speranza, sono giunta alla mia verità. Non esistono azioni, comportamenti e reazioni onnipotenti, ciascuno di noi ha sperimentato il bisogno dell'altro, la necessità di appartenere a qualcosa, a qualcuno.
La costituzione dell’Altro e la costituzione dell’Io si sono manifestati in una coincidenza temporale che definirei perfetta. Abbiamo trovato un “posto” , un “ruolo”, una “funzione” nel nuovo vecchio mondo solo grazie all'altro . C’è chi si è preso cura delle fragilità dell'altro trasformandole in punti di forza, chi è diventato complice di una effimera allegria, altri ancora si sono rivelati personaggi ipercritici travestiti da rivoluzionari. Infine ci sono coloro che si sono adoperati per tenere e mantenere equilibri precari prendendosi cura di se stessi e degli altri, nella piena totalità.
Oggi ho paura, oggi ho paura più di ieri, ho paura per i “dimenticati” (spero in questi mesi di non aver dimenticato nessuno), temo per chi non ha avuto la possibilità di sperimentare ascolto e accoglienza ma ancor di più temo per coloro che pensano di bastarsi da soli. Adesso ci siamo colorati, siamo rossi, arancioni e gialli, sempre noi in pista fermi ad un semaforo, noi fermi in prossimità di una strada, inaccessibile, pericolosa, sbarrata. Noi, in qualunque parte del mondo a fare i conti con tanti progetti non compiuti, silenzi non ascoltati, promesse non mantenute ed un anno congelato ahimè ma ancora da vivere."