Il 24 aprile è stato il giorno della “prossimità” per le donne di HS. La parola prossimità, spesso, porta con sé un certo grado di confusione, perché racchiude quel complesso valoriale di chi sceglie ogni giorno di stare al servizio dell’altro in modo concreto, formale ma anche informale, organizzato ma autentico come è autentico l’aiuto che si offre a chi ne ha bisogno.
Quello del 24 aprile si potrebbe chiamare il pomeriggio del 2 in 1, due momenti di prossimità in un solo pomeriggio, in una sola esperienza. L’esperienza di prossimità è stata la chiave del pomeriggio di 6 donne, 6 operatrici del ben-essere, 6 testimoni di prossimità.
Ma veniamo ai fatti: le sei donne sono state divise in 3 coppie. In ogni coppia, a turno, una delle due donne veniva bendata ed affidata alle indicazioni dell’altra in un cammino fatto di relazioni e non parole per le vie di Lentini. Un percorso di emozioni e sensazioni basato su empatia e contatto.
La “parola”, che spesso viene abusata, è diventata semplice strumento di scoperta e non, come accade di solito, guida al superamento della difficoltà. La difficoltà di camminare per una Città ricca di barriere è stata superata grazie al contatto, alla vicinanza fisica e alla capacità di sentire l’altro al di là di ciò che viene espresso verbalmente, in sintonia con il bisogno più profondo di chi ci sta accanto. Ogni partecipante al “pomeriggio di prossimità” ha fatto un’esperienza di aiuto concreta, ma, allo stesso tempo, ha fatto esperienza di impegno attivo a far sentire l’aiuto non come assistenzialismo ma come vera e propria collaborazione. La parola è stata solo strumento di racconto quando le 6 donne si sono trovate a scoprire insieme le opere d’arte che decorano il sentiero percorso, ma non si sono limitate a raccontare, hanno toccato e percepito l’arte come strumento di crescita della relazione e nella relazione. Un “pomeriggio di prossimità” che è stato momento di scambio di abilità e conoscenze concedendo a tutte e 6 le donne la possibilità di crescere nella dimensione di aiuto sia come persone che come operatrici.
Se, da un lato, queste 6 donne hanno fatto un percorso comune, dall’altro, la loro presenza per le vie cittadine e, nello specifico, all’interno del Parco Urbano d’Arte di Lentini, ha, anche, rappresentato un momento di prossimità a un gruppo di giovani professionisti dell’arte che ha investito in un progetto di decoro urbano e riqualificazione di un “pezzo” di Città. Scoprire il parco urbano e renderlo strumento di formazione ha dato, ai soci di Badia Lost and Found, la consapevolezza di essere “visti” e apprezzati. Quest’azione semplice ha risposto al bisogno dei soci di BLF di sapere che gli altri li vedono e degli abitanti del quartiere di sapere che esiste un complesso e articolato tessuto di persone che non li mette al margine di una comunità ma al suo centro.
Fare prossimità non è, quindi, solo un gesto concreto di supporto ad un bisogno materiale ma una scelta quotidiana di esserci per la propria comunità, non per forza con “sacrificio”, ma anche con momenti di crescita per sé.